Va Enea, va.
L’Eneide è l’ultimo capitolo di una trilogia sulla narrazione epica antica, che Giuseppe Ciciriello con Piero Santoro hanno intrapreso da qualche anno; che partita con il racconto della guerra di troia, passando per il viaggio di Ulisse per tornare a Itaca, si conclude con il viaggio di Enea verso l’Esperia.
Enea figlio di Afrodite e di Anchise, dopo la caduta di Troia, scappa dalla sua città ormai in fiamme con il padre sulle spalle e il figlio Ascanio stretto al fianco; e intraprende, con venti navi e i troiani riusciti a sfuggire agli Achei, un lungo viaggio verso una nuova terra, che li accolga, verso l’Esperia.
Fugge Enea, inseguito dall’Ira di Era, moglie di Zeus, attraverso l’egeo, lo Ionio, risalendo l’adriatico, in cerca del luogo, che secondo la profezia lo accoglierà e dove alla sua stirpe è assegnato un glorioso destino.
Ma dov’è l’Esperia? Cos’è l’Esperia?
L’Esperia è un moto dell’animo, è un luogo del destino, è dove decidi che sia. E’ la necessità di andare fin dove senti che sia il tuo posto; dove ti spinge la voce del dio o una promessa fatta.
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